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 massima

CORTE DI CASSAZIONE 
SEZ. 3       SENT.  11124  DEL 11/11/1997
PRES. Bile F.                     REL. Petti G.B.
PM. Marinelli V.  (Conf.)
RIC. Luccioletti (avv. Pucci)
RES. Nav.An.Ma. SpA (avv. Morace)
cassa App. Firenze 18/04/94

 SVOLGIMENTO DEL PROCESSO

Con citazione (notificata il 14 settembre 1978) Luccioletti Lucio conveniva in giudizio dinanzi al Tribunale di Livorno la società NAV.AR.MA spa, quale armatrice della Mn Bastia, per sentirla condannare al risarcimento dei danni alla persona subiti in conseguenza del sinistro verificatosi nel porto di Piombino il 28 luglio 1977. L'attore esponeva che, salito a bordo della predetta nave per salutare un amico, mentre si trovava sulla piattaforma superiore delle scale fisse sul molo, era precipitato da un'altezza di circa tre metri sulle gomme di protezione dello scafo, riportando lesioni gravi. La responsabilità era da attribuirsi al personale di bordo, per la mancata predisposizione di misure di sicurezza e per omessa installazione di proiezioni esterne alla piattaforma.
Si costituiva la Navarma, eccependo I'inammissibilità della domanda per la mancata specificazione della "causa petendi" e nel merito la sua infondatezza. La causa era istruita con prove orali, documentali e con espletamento di consulenza medico legale. Il Tribunale differiva all'attore giuramento suppletorio sul capitolo: "Vero che la passerella posta tra la scala a terra e la nave dal cui lato cadeste era priva di qualsiasi protezione".
L'attore prestava il giuramento ed era denunciato per falso giuramento dalla convenuta. Chiusa l'istruttoria, il Tribunale, con sentenza (4 giugno 1991) respinta l'istanza di sospensione del processo per la pregiudizialità penale, accoglieva la domanda attrice e condannava la Navarma, ai sensi dell'art. 274 cod. nav. per responsabilità contrattuale al risarcimento dei danni nella misura di L. 23.100.000 per invalidità temporanea e permanente, nonché danno biologico, e per L. 9.800.000 per danno morale.
La decisione era appellata dalla Navarma, che ne chiedeva la riforma; resisteva l'appellato Luccioletti e con appello incidentale chieda la ulteriore rivalutazione delle somme liquidate dai primi giudici.
Con sentenza depositata il 18 aprile 1994 la Corte di appello di Firenze accoglieva l'appello principale e condannava il Luccioletti alla rifusione delle spese dei due gradi del giudizio.
Contro la decisione ricorre il Luccioletti deducendo due motivi di censura, resiste la Navarma con controricorso.

MOTIVI DELLA DECISIONE

Il ricorso merita accoglimento in relazione al secondo motivo di censura, è invece infondato quanto al primo, per le seguenti considerazioni.
Con il primo motivo si deduce l'error in iudicando (per la violazione e falsa applicazione degli artt. 2727, 2729, 2736 cod. civ.) ed il vizio della motivazione.
La tesi è che la Corte territoriale, dopo aver revocato il giuramento suppletorio "per erronea indicazione del fatto" (avendo accertato la caduta dalla piattaforma anziché dalla passerella) ha respinto la domanda attrice per carenza di prove. Per contro si osserva che lo stesso comandante della nave, nel suo rapporto, aveva ammesso che la scaletta che collegava la nave a terra non era stata ancora ritirata. Si deduce pertanto il travisamento del fatto, come vizio della motivazione.
In senso contrario si osserva che la Corte territoriale ha proceduto al riesame dell'intero materiale probatorio, in base all'effetto devolutivo pieno dell'appello sull'accertamento delle responsabilità, ed è pervenuta alla ricostruzione del fatto storico in modo difforme dal fatto dedotto nel giuramento suppletorio che pertanto doveva essere revocato in quanto inconferente. Tale ricostruzione attiene al prudente apprezzamento nella valutazione delle prove, secondo una ricostruzione logica che non può essere censurata in sede di legittimità. Quanto al profilo del travisamento esso è inammissibile, essendo previsto il diverso rimedio revocatorio.
Appare invece fondato il secondo motivo di censura in cui si deduce l'error iuris per la violazione degli artt. 274 cod. navigaz.; 73 Regolam. cod. navig. e 2043 codice civile.
La tesi è che l'armatore è responsabile nei confronti dei terzi danneggiati da fatti e comportamenti dei propri preposti (art. 2049 cc) con particolare riguardo all'onere (previsto dalla norma regolamentare) della sorveglianza e della illuminazione dei mezzi di accesso alla nave appoggiati sulle banchine.
Data per certa la ricostruzione del fatto storico, come descritto nella parte motiva (ff 4), non risultano corrette le argomentazioni della Corte territoriale allorché esclude la responsabilità extracontrattuale a carico del personale della nave, asserendo che esso non era tenuto a vigilare su persone estranee. Ed in vero, se il Luccioletti cadde dalla piattaforma, per la ragione che essa era priva delle catenelle trasversali (che poi vennero applicate, come misura di cautela, successivamente al fatto), il giudice del merito avrebbe dovuto accertare se nella specie ricorressero gli estremi della omessa cautela e della omessa sorveglianza da pare del personale della nave, e se sussistesse un nesso di causalità tra l'evento ed il fatto del terzo (il personale al servizio della nave in relazione ad un punto di accesso, frequentato dai passeggeri), produttivo di ingiusto danno.
Nel caso di specie, la ricostruzione del fatto storico avrebbe potuto infatti evidenziare la caduta da un mezzo di accesso (la piattaforma) non debitamente sorvegliato ai sensi e dell'art. 73 regolam. citato, e l'addebito della non sorveglianza costituire ex se la prova evidente della culpa in vigilando.
Sussiste dunque una errata motivazione sul punto, con la violazione delle norme speciali del codice di navigazione segnalate e con la violazione della norma generale per la responsabilità aquiliana, che fà carico al vettore per il fatto commesso dai suoi dipendenti o preposti.
Contraddittorietà emerge anche in relazione all'apodittica qualificazione della caduta come fatto fortuito" non potendosi ricostruire, dalla sintetica asserzione "trattasi di evento accidentale, senza responsabilità di alcuno", in base a quali elementi certi la Corte, in relazione ad una situazione di pericolo, per la mancanza di misure di cautela, possa ritenere accertata la prova di tale fatto, che è prova contraria rispetto a quella dello evento lesivo collegato causalmente alla detta, egualmente certa, omessa cautela.
All'accoglimento di tale secondo motivo segue la cassazione della sentenza impugnata, con rinvio, anche per le spese, ad altra sezione della Corte di appello di Firenze, che deciderà la controversia tenendo conto delle ragioni che hanno determinato la cassazione e provvederà anche in ordine alle spese del giudizio di cassazione.

PER QUESTI MOTIVI

Rigetta il primo motivo del ricorso, accoglie il secondo, cassa in relazione e rinvia, anche per le spese, ad altra sezione della Corte di appello di Firenze.


(pagina a cura di Enzo Fogliani - aggiornata il 27.3.2013) 

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