Una recente sentenza del tribunale di Roma (20 marzo 1997, 6117) ha risolto positivamente una complessa vertenza scaturente da un incidente aereo. Il pilota di un aereo da turismo, emulo delle frecce tricolori, con passeggero a bordo, ha pensato bene di dedicarsi ad acrobazie vietate dal manuale del velivolo e ad altezze ancor più proibite dai regolamenti, con risultati apocalittici. L'aereo si è infatti schiantato su un ippodromo, incendiandosi. Risultato: due persone morte (pilota e passeggero) due persone e un cavallo ustionati a terra, una Alfetta e un van semidistrutti, un ippodromo inagibile per un paio di settimane.
Il tribunale si è trovato ad affrontare le domande di risarcimento di un gran numero di danneggiati, in un giudizio in cui erano coinvolti, tanto per semplificare le cose, assicurazioni, locatore finanziario del velivolo, esercente, e via dicendo. Il tribunale se l'è cavata in modo ammirevole, con una sentenza che, ad avviso dello scrivente, ha fatto corretta applicazione di principi navigazionistici che spesso sono risultati invece ostici ad altri giudicanti.
Unico neo della sentenza, la statuizione sulla richiesta di risarcimento dei danni agli indumenti di uno dei feriti raggiunti dalle fiamme dell'incendio. Al riguardo, il Collegio ha respinto la richiesta rilevando "(...) che l'attore non ha fornito alcuna documentazione idonea alla loro quantificazione, sia pure equitativa, onde non risulta in proposito correttamente assolto l'onere probatorio gravante sull'attore medesimo (...)".
Colpisce il fatto che il tribunale non abbia ritenuto di liquidare il danno neppure in via equitativa; dal che sembra dedursi che il tribunale ritiene che comunemente, in mancanza di positiva prova contraria, chi cavalca all'ippodromo di Anguillara Sabazia lo faccia nudo e crudo come mamma l'ha fatto. Non si spiega altrimenti come il tribunale, che pure è stato così preciso nel liquidare altre spese (quali, ad esempio, quelle per il contadino che ha provveduto a coltivare il campo di uno dei feriti mentre questi era in ospedale) non abbia ritenuto di poter liquidare, neppure equitativamente, il costo di una maglietta, un paio di calzoni, le scarpe e quant'altro di solito indossa chi va a cavallo...