Diritto dei trasporti
1998
pag. 416

Enzo Fogliani
  Incidenti aerei e presunti naturisti a cavallo.

     Una  recente  sentenza  del  tribunale  di  Roma  (20 marzo 1997, 6117)  ha risolto   positivamente   una  complessa  vertenza  scaturente   da   un incidente  aereo. Il pilota di un aereo da turismo, emulo  delle  frecce tricolori,  con  passeggero a bordo, ha pensato bene  di  dedicarsi  ad acrobazie  vietate  dal  manuale del velivolo e  ad  altezze  ancor  più proibite dai regolamenti, con risultati apocalittici. L'aereo si è  infatti schiantato  su  un ippodromo, incendiandosi. Risultato:  due  persone morte   (pilota  e  passeggero) due persone e  un  cavallo  ustionati  a terra,  una Alfetta e un van semidistrutti, un ippodromo inagibile  per un paio di settimane.

     Il   tribunale   si   è  trovato  ad   affrontare   le   domande   di risarcimento  di un gran numero di danneggiati, in un giudizio in  cui erano coinvolti, tanto per semplificare le cose, assicurazioni, locatore finanziario  del velivolo, esercente, e via dicendo. Il tribunale  se  l'è cavata  in  modo ammirevole, con una sentenza che, ad  avviso  dello scrivente,  ha  fatto corretta applicazione di  principi  navigazionistici che spesso sono risultati invece ostici ad altri giudicanti.

     Unico  neo  della  sentenza,  la  statuizione  sulla  richiesta   di risarcimento  dei  danni  agli  indumenti di uno  dei  feriti raggiunti  dalle  fiamme  dell'incendio. Al  riguardo,  il  Collegio  ha respinto  la  richiesta  rilevando  "(...)  che  l'attore  non  ha  fornito alcuna  documentazione  idonea  alla loro  quantificazione,  sia  pure equitativa,   onde  non  risulta  in  proposito   correttamente   assolto l'onere probatorio gravante sull'attore medesimo (...)".

     Colpisce il fatto che il tribunale non abbia ritenuto di  liquidare il  danno  neppure  in via equitativa; dal che  sembra  dedursi  che  il tribunale  ritiene  che comunemente, in mancanza  di  positiva  prova contraria,  chi cavalca all'ippodromo di Anguillara Sabazia  lo  faccia nudo e crudo come mamma l'ha fatto. Non si spiega altrimenti  come il  tribunale,  che  pure è stato così preciso nel  liquidare  altre  spese (quali,  ad  esempio,  quelle  per il  contadino  che  ha  provveduto  a coltivare il campo di uno dei feriti mentre questi era in ospedale) non abbia ritenuto di poter liquidare, neppure equitativamente, il costo  di una  maglietta,  un  paio di calzoni, le scarpe e  quant'altro  di  solito indossa chi va a cavallo...

 

 Enzo Fogliani