Diritto dei trasporti
1999
I
pag. 543


Sara Giacobbe
Chi parte per Roma perde la poltrona, lo strapuntino e anche lo spuntino

    Avete prenotato il vostro volo e acquistato regolarmente il biglietto di passaggio. Siete arrivati in perfetto orario per il check-in e, in possesso della preziosissima carta d'imbarco che vi assegna il sospirato posto vicino al finestrino, siete oramai entrati, armi e bagagli, nell'aereo. Il volo è in orario e il rischio di overbooking definitivamente scongiurato.

   È fatta. Potrete tornare a casa (dall'altra parte dell'oceano Atlantico) rilassandovi su una comoda poltrona della classe economy e consumando un succulento pranzetto, magari davanti allo stesso bel film proiettato il mese precedente.

   Come voi, così avrà pensato il sig. Osvaldo Santini, ingegnere e gentiluomo, imbarcatosi sul volo AZ611 New York-Roma, il 13 marzo 1999 e sfortunato protagonista della sconcertante vicenda, pubblicata sul Messaggero il successivo 18 marzo.

   Il malcapitato Santini, pur titolare del posto n. 22L, trovatolo occupato da un'anziana signora con tanto di bastone e borsetta, commette il gravissimo errore di non reclamarlo subito e, insieme ad altri trasportati rimasti in piedi, viene dirottato sugli strapuntini destinati all'equipaggio. Un'ora dopo il decollo il personale di volo lo invita con fermezza a lasciare il posto per consentire il riposo ai membri dell'equipaggio. Inizia, così, un penoso e faticoso peregrinare da uno strapuntino all'altro, oggetto dello sguardo infastidito e vagamente accusatorio degli altri passeggeri, che si lamentano per il continuo via vai che disturba la proiezione del film, e privato persino del conforto del pasto promesso, e di solito servito, ai passeggeri di voli transoceanici.

   Dopo l'ennesimo cambio di posto, accompagnato dal solito sguardo sprezzante dello steward di turno che gli dice «così imparate a chiedere i posti strapuntino», l'equivoco si chiarisce: il volo è pieno di free, parenti di dipendenti Alitalia che viaggiano gratis senza avere un posto a disposizione, ed il Santini, nella confusione generale, è stato scambiato per uno di loro. Solo alle cinque del mattino, a due ore dall'arrivo a Roma, lo sfortunato ingegnere viene fatto accomodare in prima classe e da quel momento rifocillato ed accudito a dovere.

   Tutto è bene quel che finisce bene. Se non fosse per l'ineffabile (ed immancabile) portavoce dell'Alitalia che, con la consueta dose di humour, ha rimarcato come «il Santini non solo poteva, ma doveva stare sullo strapuntino» e che comunque al passeggero era da imputare il torto di non avere reclamato a gran voce il posto a cui aveva diritto per averlo regolarmente prenotato e pagato.

   Ma stanno davvero così le cose? Il fatto di essere in possesso di un regolare biglietto di passaggio, prenotazione confermata e carta d'imbarco, se si è oltremodo timidi, può non essere sufficiente a garantirsi un posto a sedere per una trasvolata atlantica? È vero che la titolarità di una prenotazione confermata non sempre è bastata a cautelarsi dal rischio di essere lasciati a terra, come potranno confermare le innumerevoli vittime dell'arcinota pratica dell'overbooking, ma, almeno fino ad oggi, una volta imbarcato, veniva messo a disposizione del passeggero un posto a sedere nella classe prescelta al momento dell'acquisto del biglietto: d'altronde un aereo non è un autobus e non sono ammessi viaggiatori in piedi!

   Non è dubbio che l'imbarco di un numero elevato di free - che di solito occupano gli strapuntini destinati al riposo dei membri dell'equipaggio, in notevole sovrannumero sui Jumbo a causa della riduzione di personale impiegato su tali aeromobili - e la confusione che ne è seguita sia all'origine dell'increscioso equivoco, ma è altrettanto pacifico che in capo alla compagnia aerea debba ravvisarsi una responsabilità per inadempimento nell'esecuzione del trasporto. È opinione dello scrivente, infatti, che nel trasporto aereo di persone, contrariamente a quanto avviene nel trasporto marittimo o ferroviario, la messa a disposizione di un determinato spazio a bordo non costituisca un semplice accessorio dell'obbligazione principale di trasferimento ma sia ad essa intimamente connessa per la realizzazione di un trasporto in condizioni di sicurezza. Di obbligazione accessoria inadempiuta può propriamente parlarsi, nel caso di specie, con riferimento alla mancata fornitura del vitto somministrato agli altri passeggeri.

    Che di inadempimento si tratti è confermato dalla volontà espressa dalla stessa compagnia di risarcire il Santini per il danno subìto, accompagnata dalla promessa di futuri, magnifici voli, si presume, in business class.

     Tutta la vicenda sembra una riedizione sulle nuvole dell'indimenticabile gioco della sedia; quello, per intendersi, in cui, al cessare della musica, i più lenti - o i più educati - rimanevano in piedi, esposti al dileggio di tutti. A meno che non si tratti della nuova e spregiudicata strategia aziendale dell'Alitalia per battere la concorrenza inserendo nei lunghi e noiosi voli transoceanici originali forme di intrattenimento.

 SARA GIACOBBE