|
|
|
|
È risaputo che sugli aeromobili è vietato
fumare ed è altresì notorio che per molti l'esistenza di
un divieto è di per sé un invito a violarlo, ma a volte,
almeno a dar credito alla notizia apparsa su tutti i quotidiani del 28
luglio 1998, questi due fattori fanno nascere situazioni veramente comiche.
In breve i fatti: un velivolo della compagnia aerea
Go atterra a Milano dopo essere partito da Londra con il suo bel carico
di studenti di ritorno da un viaggio di studio in Inghilterra, ma trascorsi
quaranta lunghi ed interminabili minuti dall'atterraggio nessuno ancora
scende. Un guasto ai portelli od un'epidemia a bordo, direte voi. No, la
realtà era molto meno drammatica anche se infinitamente più
divertente. Il comandante, che presumiamo essere un accanito non fumatore,
accortosi che qualcuno aveva fumato nella toilette del suo aereo, manomettendone
per giunta il congegno antincendio per meglio nascondere tale misfatto,
ha avuto la geniale idea di tenere in ostaggio tutti i passeggeri finché
il colpevole non si fosse consegnato (o finché non gli fosse giunta
una soffiata).
Si sa, tuttavia, che per gli studenti non c'è
peggior delitto che fare la spia e d'altra parte il reo ha dimostrato d'aver
bene appreso il senso del brocardo nemo tenetur se detegere, con la conseguenza
che solo l'intervento della polizia aeroportuale ha sbloccato la situazione.
Morale, i prigionieri sono stati liberati ed il loro aguzzino denunciato
per violenza privata e sequestro di persona.
Poiché chi scrive è nemico giurato
del fumo, corre l'obbligo di tentare una difesa del comandante-giustiziere.
Inutile invocare i poteri di arresto e fermo a lui spettanti quale ufficiale
di polizia giudiziaria, perché anche a voler considerare reato il
comportamento del fumatore (si potrebbe configurare il danneggiamento e
l'inosservanza di norme sulla sicurezza della navigazione), resta pur sempre
il fatto che tali poteri spettano nei confronti del reo e non nei confronti
degli altri passeggeri incolpevoli, ancorché omertosi (d'altra parte
il nostro codice penale non prevede, ad eccezione di alcune fattispecie
particolari, un obbligo per i cittadini di denunziare gli autori di reati).
Si potrebbe allora mettere in risalto l'intenzione
di porre il criminale a disposizione dell'autorità giudiziaria,
con la conseguenza che il reato di sequestro di persona verrebbe derubricato
in quello meno grave di arresto arbitrario (mentre la violenza privata
sarebbe assorbita da questo ex art. 15 c.p.).
Non sappiamo se il nostro eroe continuerà a dimostrarsi un valoroso
combattente nella guerra contro il fumo, ma comunque vada a finire questa
vicenda per il futuro sarà bene che ricordi il motto attribuito
al Talleyrand: surtout pas trop de zèle.