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1998 | 710 |
Meglio soli che.accompagnati?
Nessuno si stupisce per il fatto che star dello spettacolo od
assi dell'automobilismo possano disporre per i loro spostamenti di jet
od elicotteri personali (il più delle volte con annesso pilota),
ma c'è veramente motivo di meravigliarsi quando si viene ad apprendere
(da La Repubblica del 1 aprile 1997) che vi è stato chi, sia pur
per la breve durata di un volo da New York a Londra, ha avuto a propria
esclusiva disposizione un intero Boeing 747 equipaggio compreso.
Se non si tratta di un riuscitissimo pesce d'aprile, nel qual caso
complimenti all'articolista, parrebbe proprio che i fatti si siano svolti
in questo modo: il giorno di Pasqua la British Airways aveva in programma
due voli distanziati di poche ore l'uno dall'altro, partenti da New York
e diretti a Londra; per un banale guasto ad uno dei velivoli la partenza
del primo di questi sarebbe potuta avvenire solo con molto ritardo, con
la conseguenza che la compagnia aerea, per limitare i danni, ha preferito
imbarcare tutti i passeggeri sul secondo volo.
Poco male, direste voi, in fondo è meglio arrivare in ritardo
che essere costretti a restare a terra. Errore! Per la serie «Il
mondo è bello perché è vario» il passeggero
Stuart Pike non ha voluto sentire ragioni e, rifiutata la sostituzione,
ha preteso di partire con l'originario aeromobile, ovviamente dopo che
erano state effettuate le riparazioni, con la conseguenza di compiere il
viaggio in perfetta solitudine godendo delle totali attenzioni delle hostess
(e di arrivare con più di quattr'ore di ritardo).
Se fossimo psicologi ci chiederemmo se questo bizzarro comportamento
sia stato provocato da una malintesa concezione dell'infungibilità
della prestazione del trasporto coinvolgente anche il veicolo, o da una
sorta di scaramanzia (in fondo è improbabile che un medesimo aeromobile
subisca due incidenti nello stesso giorno) oppure da un mero capriccio,
ma poiché amiamo definirci giuristi abbiamo il "sacro dovere"
di interrogarci sulle norme che potrebbero regolare questa curiosa fattispecie.
Dal trafiletto di giornale pare potersi evincere sia che in un primo
tempo la British Airways avesse cancellato la partenza e ripristinato il
volo solo dopo le proteste del pestifero passeggero sia che lo stesso sia
sbarcato a Londra dopo che tutti gli altri suoi ex compagni di viaggio,
a lui evidentemente invisi, erano già da tempo arrivati.
Se così si sono svolti i fatti, allora non pare possa applicarsi
la Convenzione di Varsavia in quanto non si può parlare di ritardo,
ma di vera e propria soppressione del volo che, non essendo disciplinata
dal testo uniforme, sarà regolata dalla lex fori. Per il diritto
italiano opererebbe, quindi, l'art. 403 c.nav., applicabile al trasporto
aereo per il richiamo dell'art. 949 c.nav., con la conseguenza che al passeggero
spetterebbe solo, in via alternativa, o la risoluzione del contratto o
il diritto di partire con il successivo volo.
Comunque si voglia vedere la questione, tuttavia, il trasportato avrebbe
diritto di vedersi risarciti i danni subiti a causa del ritardo, anche
se l'utente italiano che volesse emulare il signor Pike rischierebbe di
mettersi nei guai con le proprie mani. Non si deve dimenticare, infatti,
che interesse del passeggero, oltre ad arrivare sano e salvo, è
arrivare in tempo stabilito od in un tempo ragionevole e non di compiere
il viaggio con questo o quell'altro aeromobile (a parità di compagnia
aerea, tipo di velivolo e condizioni di sicurezza, ovviamente),
Ne consegue, dunque, che se costui si rifiuta di partire con un altro
volo che gli consentirebbe di arrivare a destinazione con minore ritardo
e si comporta come il signor Pike, non solo viene meno all'obbligo di non
aggravare le conseguenze del fatto dannoso (art. 1227 c.c.), ma, considerato
che il suo comportamento non è in grado di arrecargli alcuna utilità
ed è solo di danno alla compagnia aerea che deve sobbarcarsi il
costo di un volo per un solo passeggero, rischia anche che tale atteggiamento
possa essere giudicato un atto emulativo con conseguente obbligo a suo
carico di risarcire tali spese.
Morale della storia: è vero che, per citare un noto spot, «volare
coccolati è meglio», ma in fondo un po' di socialità
ogni tanto non farebbe male (ed eviterebbe pericolose azioni legali!!).
VITO RICCARDO CERVELLI