Diritto dei trasporti
1998 94

Gerardo Mastrandrea
Sulla tutela dell'integrità fisica dei passeggeri aeronautici e delle loro . parti separabili

«Mi è scoppiato un seno viaggiando in aereo!». Così ha dichiarato a mari e monti, ed a vicini e lontani, la bella (e florida) Carmen Di Pietro.

Una disavventura niente male quella raccontata, tra i tantissimi, al cronista della Repubblica del 6 giugno 1997: «ero in aereo, stavo leggendo ed ho sentito un gran botto, credevo fosse successo qualcosa al motore (!) o, che so, si fosse rotta un'ala dell'aereo (!); invece no, era il mio seno che era scoppiato, ma non l'avevo capito».

Premesso che per la salute stessa della bella Carmen tutto sommato è stato sicuramente meglio che il boato, lo scoppio e comunque l'accidente abbia riguardato il suo prosperoso anche se non originario petto - «una quinta misura, l'ho fatta fare in Brasile» - e non invece, come da lei stessa paventato, il motore dell'aeromobile, l'ala o qualche altra parte strutturale;
premesso altresì che fior di medici hanno seriamente messo in dubbio che possa essersi trattato di uno scoppio, atteso che il silicone fino a provia contraria è un liquido, e per di più particolarmente stabile, rilevando invece la relativa vetustà della protesi;
ci sia consentita qualche breve divagazione giuridica, giustificata dall'aereo sito ove la bella sventurata è stata colpita dal sinistro.
In dottrina e in giurisprudenza è stato espresso un orientamento, non preponderante, che concepisce il sinistro nel senso più esteso possibile, così da coinvolgere ogni aspetto inerente all'integrità psico-fisica del passeggero aeronautico.

Orbene, non sembra questo il momento per discostarsi da tale orientamento, tanto meno a dispetto della bella Carmen, la quale, al di là di tutto, non deve aver passato momenti molto simpatici quando, accortasi che del «botto» gli altri passeggeri rimanevano indifferenti o ignari, ha verificato che il guaio era molto più vicino a lei di quanto pensasse.

Ma al tempo stesso temiamo che non sarà per lei facile, non trattandosi di tipici danni derivanti da pressurizzazione, dimostrare il nesso di causalità tra il trasporto aereo e l'evento dannoso, alla luce anche delle considerazioni sopra svolte sul materiale impiegato.

Né sarà facile ottenere un risarcimento sulla base della mera occasione in cui si è verificato il danno.

Ma in fondo (per carità, è solo un sospetto) la bella Carmen forse il suo risarcimento l'ha già ottenuto, considerando che non siamo che gli ultimi, dopo tantissimi, a parlarne, finanche da queste autorevoli pagine.

Gerardo Mastrandrea