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Enzo Fogliani
La dichiarazione di valore, questa sconosciuta.
In genere questa rubrica, pur titolandosi "fatti e misfatti", ospita solo misfatti. Quello che segue e' uno dei rarissimi "fatti" che giustificano il titolo.
Il sottoscritto ha voluto provare con mano la possibilita' - sempre affermata dalla giurisprudenza costituzionale che ha ritenuto legittimo l'art. 422 c.n. - che un comune utente ha di effettuare la dichiarazione di valore ex art. 423 c.n..
Dovendo recarsi al convegno in Sardegna organizzato dall'ISDIT in Sardegna nel 1997, prima dell'imbarco a Civitavecchia su un traghetto della Tirrenia chiedo di effettuare la dichiarazione di valore per la mia vettura da poco acquistata. Gli sgomenti impiegati dello sportello, non avendo idea di cosa si stia parlando, mi indirizzano ad un gentile dirigente, che ricorda, nella sua carriera, di averne ricevuta una l'anno prima. E' perfino contento di questa novita'. Inizia il consulto, prima locale. C'e' chi ritiene necessaria una perizia sul valore della macchina, chi non sa di cosa si tratti. Alla fine il dirigente, che e' sicuro del fatto che la dichiarazione di valore esista e si possa fare, risolve la questione telefonando alla sede della Compagnia, ufficio legale. Da Napoli gli confermano che la mia richiesta e' legittima, e gli dicono come riceverla. Detto fatto. Stilo la mia dichiarazione e la consegno; ne chiedo una fotocopia con firma per ricevuta, che mi viene data. La mia dichiarazione viene inviata via fax a Napoli, dove la mia vettura viene assicurata seduta stante per il valore dichiarato.
L'ufficiale addetto all'imbarco della vettura e un po sospettoso; e' la prima volta che gli capita una cosa del genere, e sospetta qualche imbroglio. Un rapido esame della vettura e una esauriente spiegazione lo tranquillizzano.
La vettura viene messa da parte, in attesa, e caricata per ultima, con molta cura. Il viaggio va benissimo. All'arrivo, la mia macchina viene scaricata in per prima e mi viene riconsegnata a fronte di una ricevuta di riconsegna in perfetto stato.
Al ritorno, mi capita la stessa nave e lo stesso equipaggio. Ormai, sono esperti e anche se l'ufficio di Cagliari non ha mai ricevuto prima dichiarazioni di valore, la cosa e' molto piu veloce.
Alcune considerazioni. Anzitutto, un plauso al personale - sia di terra che navigante - della Tirrenia, che si e' dimostrato gentilissimo e disponibile nonostante oggettivamente il sottoscritto venisse a "rompere le scatole" all'imbarco di due viaggi piuttosto affollati.
In secondo luogo, un giudizio positivo nei confronti della Tirrenia, che, contrariamente ad altre societa di navigazione, non richiede alcun supplemento tariffario per la dichiarazione di valore.
Infine, alcune considerazioni sociali. Il fatto che sulle centinaia di vetture imbarcate ogni giorno a Civitavecchia dalla Tirrenia in un anno si sia registrata una sola dichiarazione di valore dimostra la assoluta ignoranza degli utenti circa la esistenza del limite e la sua entita'.
L'unico cenno sulle considerazioni di trasporto riportate sul biglietto e' la specificazione che, ai fini di cui agli artt. 422 e 423 c.n., l'auto imbarcata ed il suo eventuale rimorchio sono considerati un'unica unita di carico. Ma quanti dei passeggeri sanno che cio' significa che, in caso di danno o perdita della vettura, un risarcimento non superiore a 200.000 lire?
E' inoltre evidente che gli armatori contano su tale
ignoranza degli utenti. Se solo la meta di
quelli che si imbarcavano avesse preteso di
fare la dichiarazione di valore, la nave sarebbe partita con
almeno dodici ore di ritardo...