Diritto dei trasporti
1997 811
Massimo deiana
Non «russi», siamo inglesi!

    L'attenzione che la compagnia di bandiera inglese pone verso il confort dei propri passeggeri è proverbiale, ma la cura e le attenzioni di cui vengono fatti oggetto i viaggiatori nelle classi first e business, hanno creato qualche problema imprevisto.

    Stando a quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, le nuove poltrone installate in queste classi sarebbero estremamente confortevoli e i fortunati passeggeri che le occupano riuscirebbero a dormire tanto comodamente da . russare con fragore!

    La nota giornalistica rivela che i vicini di posto dei ronfanti hanno vivamente protestato poiché il fastidioso rumorio impediva loro di prender sonno. La British Airways è corsa immediatamente ai ripari, offrendo ai passeggeri rumorosi dei cerotti nasali che allargano le narici e agevolano l'inspirazione, cerotti utilizzati nella pratica sportiva per incrementare la capacità respiratoria. Tale curioso inconveniente e la soluzione adottata per risolverlo, stimolano alcune considerazioni.

    Dico subito che, a mio avviso, ci si trova al cospetto di una inaccettabile discriminazione nei confronti della minoranza dei russatori (ma è poi una minoranza?), marchiati sul naso dall'infamante cerotto, quindi riconoscibili e additati al biasimo collettivo alla stregua di pericolosi malfattori. Mi chiedo infatti se non sia una discriminazione la proposta di un vistoso e umiliante cerotto a chi russa, piuttosto che la fornitura di più dignitosi e discreti tappi di cera a chi vuole riposare in silenzio. Certo che dall'Inghilterra, culla della democrazia, della Magna Charta e dell'habeas corpus, non ci si aspetterebbe una così marcata caduta di stile.

    Se tale episodio si fosse verificato nel nostro Paese avrebbe potuto dare luogo a interessanti problemi anche di rilievo costituzionale.

    Se è vero infatti che l'art. 2 cost. garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, ci si trova di fronte al dilemma relativo a quale dei due diritti (al russare o alla quiete) debba prevalere, posto che l'art. 3 cost. sancisce un sostanziale principio di uguaglianza tra i cittadini, russatori e non.
 
Potrebbe soccorrere in questa ipotesi l'art. 32 cost., che com'è noto statuisce il generale diritto alla salute, il quale al secondo comma precisa che «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario» se non per legge e che comunque la legge non può violare i limiti «imposti dal rispetto della persona umana».

    Nel nostro ordinamento dovrebbe quindi riconoscersi una sostanziale libertà di russare, non comprimibile mediante alcuno strumento coercitivo, lesivo della dignità umana, come per esempio l'odioso cerotto.

    Verrebbe comunque fatta salva la possibilità, per coloro che si ritengano danneggiati dal rumoroso ronfare, di dimostrare il danno subìto e la colpa del ronfante, di chiedere il risarcimento e magari un provvedimento inibitorio d'urgenza da parte del giudice.

    Tale soluzione richiederebbe però una preventiva indagine volta a qualificare la ronfata come immissione nociva ai sensi dell'art. 844 c.c., ovvero come inquinamento acustico eccedente la normale tollerabilità, di cui alle legge quadro n. 447/1995.

    Potrebbe forse individuarsi una soluzione del problema ipotizzando l'esistenza di alcuni poteri inibitori e coercitivi del comandante dell'aeromobile nei confronti dei russatori, applicando analogicamente ad essi le disposizioni relative al divieto di utilizzazione di apparecchiature elettroniche e di fonti sonore durante la navigazione: sarebbe però necessario dimostrare che il russare interferisce sulle strumentazioni del velivolo, rendendo rischiosa la navigazione.

    In attesa che i tecnici provino, con misuratori di decibel, frequenziometri e diavolerie varie, che il vostro comportamento russatorio integri una condotta dannosa e/o pericolosa, il mio consiglio è: ronfate pure liberamente e con orgoglio. Le rimostranze dei vicini, nella maggior parte dei casi solo invidiosi della vostra beata dormita, vanno laconicamente liquidate con le parole del sommo poeta: «non ti curar di lor, ma ronfa e basta!». O no?

MASSIMO DEIANA