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A chi non è capitato durante un viaggio in treno di
dover usufruire
dei servizi igienici? Tutti quanti ormai sanno che è buona
regola
non usare la toilette quando il treno è in sosta in una
stazione,
a meno che non si vogliano rendere palesi le proprie impellenze a tutti
quelli che sciaguratamente si trovino nei pressi del binario!
Nonostante questo piccolo sacrificio da sopportare il passeggero fino
adesso ha sempre viaggiato con tranquillità, sapendo che tra
una
stazione e l'altra è possibile utilizzare comodamente la
toilette
senza venir meno ad alcuna regola di buona creanza.
Ma qualcuno ha mai pensato che la lunga rete ferroviaria che collega
una stazione all'altra è in questo modo adibita ad enorme
latrina?
E soprattutto che per centinaia di ferrovieri, addetti alla
manutenzione
dei binari e dei circuiti elettrici, questa chilometrica estensione di
binari costituisce luogo di lavoro?
È questo, in sostanza, il contenuto della protesta sollevata
da un gruppo di lavoratori delle Ferrovie dello Stato, per mezzo di una
lettera ad un noto quotidiano romano. Perché dopo oltre 150
anni
dalla costruzione della prima ferrovia italiana, si continua ad
utilizzare
sui convogli questo rudimentale sistema di scarico? Perché,
in un
contesto di crescente attenzione alla salubrità degli
ambienti di
lavoro, si costringono i ferrovieri a lavorare tra i rifiuti
organici,
disattendendo in tal modo la normativa vigente in materia di tutela
dell'ambiente
del lavoro?
Che i bisogni dei viaggiatori siano più importanti di quelli
dei poveri ferrovieri? Questo non vuole essere un rimprovero ai
viaggiatori
ma piuttosto un invito alle Ferrovie dello Stato ad adeguare i vecchi
treni
regionali ai convogli di ultima generazione i quali, avvalendosi dei
più
moderni ritrovati della tecnica, sono dotati di servizi
igienici
a circuito chiuso! È auspicabile quindi che le Ferrovie
dello Stato
diano attuazione all'art. 59 del contratto collettivo nazionale di
lavoro
dei ferrovieri il quale al punto 2 statuisce espressamente che
«le
parti riconoscono la priorità della tutela della salute dei
dipendenti
e dell'igiene e sicurezza del lavoro nonché della
tutela ambientale,
all'interno del processo produttivo del Gruppo FS» e che
«a
tale scopo si impegnano a promuovere ogni utile coordinamento nel dare
attuazione, per quanto di rispettiva competenza, alle disposizioni in
vigore
ed a quelle che saranno emanate in materia di sicurezza sul lavoro e di
tutela ambientale» e che rispettino in tal modo il d.lg. 5
febbraio
1997 n. 22, più noto come decreto Ronchi, almeno nella parte
in
cui prevede che «I rifiuti devono essere recuperati o
smaltiti senza
pericolo per la salute dell'uomo e senza usare procedimenti o metodi
che
potrebbero recare pregiudizio all'ambiente e, in particolare [.] senza
causare inconvenienti da rumori o odori» (art. 2.2); anche
perché
sarebbe impensabile pretendere dai passeggeri, che già sono
costretti
a sincronizzare le proprie esigenze fisiologiche alle fermate del treno
(nella speranza che il bisogno non sia impellente e che la sosta non
sia
troppo lunga), di non utilizzare la toilette per tutto il viaggio.
ELISABETTA LIVI
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