Diritto dei trasporti
2001
I
pag.117

MASSIMO DEIANA
Honni soit qui mal y pense

 
Alle 7.05 della nebbiosa mattina autunnale del 26 ottobre 1999 il traghetto Arborea della compagnia Tirrenia si insabbia all'imboccatura del canale d'accesso al porto di Olbia. A bordo 439 passeggeri, auto e mezzi pesanti. Dopo l'infruttuoso tentativo di far intervenire altri mezzi della medesima flotta, si ricorre a mezzi di soccorso specializzati nel frattempo convenuti sul luogo.

Ce ne vogliono ben cinque, tutti della Rimorchiatori sardi (gruppo Onorato) per riuscire a liberare la nave, che, dopo oltre quaranta ore dall'insabbiamento, riesce a raggiungere la vicina banchina. Nel corso delle complesse operazioni di soccorso la maggior parte dei passeggeri è stata sbarcata, mentre una parte ha deciso di rimanere sulla nave. Stando alle notizie di stampa, sembra che in un primo momento l'armatore della nave incagliata voglia esperire un tentativo di trarsi fuori dalle secche con mezzi propri, ma che tale iniziativa non sia autorizzata dall'autorità marittima locale, che la ritiene pericolosa per la nave e per la sicurezza della navigazione.

Immancabile la scia polemica che fa da corollario alla vicenda. L'armatore dei rimorchiatori (agguerrito concorrente di Tirrenia sulle rotte da e per la Sardegna) rilascia alla stampa dichiarazioni di fuoco contro la compagnia rivale, accusandola di comportamento irresponsabile e di aver colpevolmente ritardato e ostacolato il "doveroso" ricorso ai mezzi di soccorso.

Ma, si sa, chi di stampa ferisce, di stampa perisce. E quindi, invece che ai giornali di bordo e alle risultanze delle inchieste sui sinistri marittimi, la verità, tutta la verità, l'interpretazione autentica dell'accaduto, viene affidata ad una costosa inserzione pubblicitaria a pagamento che la società Tirrenia di navigazione pubblica a tutta pagina sulla Nuova Sardegna del 28 ottobre 1999.

Un grande atto di democrazia, il sinistro marittimo spiegato al popolo, sottratto alle liturgie dell'élite di iniziati ai misteri del salvage e svelato alla collettività dei consociati (potenziali clienti). A meglio vedere non è forse quello didattico-pedagogico il principale fine che ispira l'iniziativa, che invece costituisce il presupposto per un'offensiva giudiziaria: Tirrenia infatti chiede a Onorato venti miliardi di risarcimento per i danni derivanti da concorrenza sleale, illecito aquiliano e diffamazione a mezzo stampa (fonte l'Unione Sarda).
Intanto, sul versante del sinistro vero e proprio, dopo mesi di indagini la Procura della Repubblica di Tempio ipotizza a carico del comandante del traghetto incagliato il reato di disastro colposo: "condotta colposa per inosservanza della disciplina specifica" (cfr. l'Unione Sarda del 6 agosto 2000). Il processo, ne siamo certi, sarà in grado di chiarire al meglio tutte le circostanze.

Tutto finito quindi? Manco per niente. Il destino beffardo è sempre in agguato e ci propone a distanza di qualche mese un altro episodio di quella che sembra assumere le sembianze di un'insolita battaglia navale. 

Alle 16.00 dell'11 dicembre del 2000, nel porto di Livorno, il Mascalzone Oceanico (rimorchiatore della flotta Onorato) collide accidentalmente con il tuttomerci Puglia (della flotta Tirrenia) ormeggiato in banchina, provocando ingenti danni (cfr. l'Unione Sarda del 14 dicembre 2000).

Nomina sunt consequentia rerum, potrebbe maliziosamente insinuare qualcuno; da parte nostra, anche in considerazione del fatto che non vogliamo esporre il direttore responsabile di questa rivista al rischio di rovinose richieste di risarcimento, ci associamo al motto dell'ordine della Giarrettiera: "sia svergognato chi ne pensa male".
 

MASSIMO DEIANA


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