SCADENZA DEI MEDICINALI.

Validità dei medicinali
Scadenza e modalità di conservazione
Medicinali allestiti in farmacia
Dispensazione dei medicinali
Aspetti pratici e nozioni da trasferire agli utenti
Temperatura di conservazione
Smaltimento dei medicinali scaduti

Validità dei medicinali
    La data di scadenza di un medicinale indica la validità del prodotto, il lasso di tempo entro il quale è possibile utilizzare quel medicinale (purché correttamente conservato fino a tale data).
    Questa data corrisponde al periodo in cui il titolare dell’autorizzazione al commercio garantisce una presenza minima del principio attivo del 90% rispetto a quanto dichiarato in etichetta, cioè garantisce la stabilità e la potenza terapeutica del prodotto con una variazione massima negativa del 10%.
    La degradazione del principio attivo potrebbe in teoria dar luogo a formazione di composti tossici, tuttavia questo rischio deve essere considerato del tutto ipotetico (ad oggi l'unico caso segnalato di tossicità per degradazione nell'uomo riguarda la tetraciclina, nel lontano 1963. Fonte: The medical letter, XXXI, 23, 2003).
    La data di scadenza viene stabilita dalla ditta produttrice in base a studi di stabilità reale o simulata (cosiddetta "vita di scaffale"), anche estrapolando i risultati ottenuti da studi di degradazione accelerata.

Scadenza e modalità di conservazione
    Il concetto di data di scadenza è strettamente legato alle condizioni di conservazione, in quanto la temperatura di conservazione rappresenta una forma di energia che influisce sulla stabilità del prodotto.
    Per ogni formulazione, in base ai risultati degli studi di stabilità, la ditta produttrice fissa le condizioni di conservazione e la data di scadenza, con un certo margine di precauzione che la metta al riparo da problemi legali e di responsabilità civile.
    La data di scadenza in ogni caso non può essere superiore ai cinque anni, anche quando la formulazione fosse sicuramente stabile oltre quella data.
    Per motivi commerciali usualmente si cerca di fissare la data di scadenza non prima di due-tre anni dalla produzione, a condizioni di conservazione normali.
    In situazioni di scarsa stabilità il preparato può essere assoggettato a particolari modalità di conservazione, anche miste e differenziate, tenendo conto dell’obbligo che hanno i magazzini distributori intermedi, i trasportatori e le farmacie di assicurare la conservazione ottimale dei medicinali secondo le modalità specificamente indicate.
    Ad esempio, alcune ditte stabiliscono modalità di conservazione molto restrittive per la catena distributiva (conservazione in frigorifero per i distributori intermedi e farmacisti), lasciando invece all’utilizzatore finale la possibilità di conservare il prodotto senza alcuna restrizione, in quanto si prevede comunque da parte del paziente un’utilizzazione in tempi brevi. Questo espediente consente di allungare e favorire la vita commerciale del prodotto, senza penalizzare la "compliance" del paziente (vedi ad esempio alcuni colliri ed alcune bombolette spray per aerosol bronchiale).
    Modalità di conservazione particolari e date di scadenza ravvicinate vengono al giorno d'oggi imposte con una frequenza sempre maggiore, anche in relazione a formulazioni molto sofisticate che hanno una stabilità notevolmente inferiore rispetto a preparazioni farmaceutiche tradizionali: si pensi ad esempio alla diversa stabilità di preparati solubili in bustine o compresse effervescenti rispetto alle compresse tradizionali.
    Le condizioni di conservazione riguardo alla temperatura sono stabilite seguendo le direttive comunitarie, con dizioni che indichino un preciso limite di temperatura, o un intervallo di temperatura, e con l'esclusione di definizioni generiche e dell'espressione "temperatura ambiente". Infatti in etichetta non viene riportata alcuna indicazione sulla temperatura di conservazione quando gli studi di stabilità accelerata hanno dimostrato che il prodotto è stabile per sei mesi a 40 gradi C (+ o - 2 gradi) e ad un livello di umidità relativa del 75% (+ o - 5%). Questi parametri sono inclusi nelle escursioni osservate nelle varie zone climatiche dei Paesi dell'Unione europea.
    È del tutto evidente che i farmaci che debbono essere conservati tra i + 2 e i + 8 gradi C necessitano di una attrezzatura specifica ed idonea: il frigorifero. La detenzione del frigorifero è inoltre obbligatoria in farmacia anche ai sensi della tabella n. 6 della FU XI. Il farmacista ne deve curare sempre il perfetto funzionamento, con la possibilità di verificarne la temperatura all’interno, senza peraltro che alcuna norma imponga la registrazione dei valori.
    Per gli altri medicinali (diversi da quelli da detenere in frigorifero) è in genere possibile, ove non sia prescritta la conservazione entro un ristretto intervallo di temperature, organizzare la conservazione in fasce di temperatura che possano coinvolgere più categorie di prodotti.
    Una temperatura di poco inferiore ai +25 rappresenta idonea condizione di conservazione sia per i farmaci con limite a +25 (tra l'altro ad esempio l'Aspirina C effervescente), sia per quelli con limite a +30 e quelli senza indicazione, mentre farmaci con limite a +20 o inferiore possono essere tenuti in frigorifero assieme a quelli con limite a +8. In questo modo è possibile conservare praticamente tutti i medicinali entro due sole fasce di temperatura, di cui una abitualmente durante la stagione invernale coincide con la temperatura ambientale.
    Nella stagione estiva si rende necessario (alle nostre latitudini) ricorrere ad un sistema di refrigerazione che agisca sulla temperatura di tutto l'ambiente (condizionatore), oppure sulla temperatura di un ambiente più ristretto (condizionamento differenziato oppure il cosiddetto medifrigo).
    Il condizionamento generalizzato di tutto l'ambiente ad una temperatura inferiore ai +25 gradi rappresenta una soluzione ottimale per la conservazione dei farmaci, ma potrebbe essere di pregiudizio per la salute degli utenti della farmacia qualora lo sbalzo di temperatura rispetto a quella esterna sia di qualche grado. In questo caso si dovrebbe valutare l'opportunità di adottare un sistema di compartimentazione degli ambienti (o comunque un ambiente con un gradiente di temperatura) oppure il medifrigo.
    Per quanto riguarda la protezione dalla luce, ricordiamo che si definisce luce attinica quella componente della luce naturale solare o artificiale (parte dello spettro visibile, ma soprattutto l'ultravioletto) che può determinare trasformazioni chimiche e reazioni di degradazione nelle sostanze che ne vengono irradiate.
    Per la protezione dalla luce attinica è sufficiente che il medicinale sia conservato nel suo contenitore originale, solitamente opaco alle radiazioni luminose.

Medicinali allestiti in farmacia
    I medicinali allestiti in farmacia devono rispettare le norme di buona preparazione previste dalla Farmacopea Ufficiale.
    Qui di seguito sono descritte le norme di buona preparazione indicate nella FU XI, anche se la loro entrata in vigore (già prevista prima per il 1 gennaio 2003 e poi per il 1 luglio 2003) è stata rimandata al 1° gennaio 2004, per consentire la messa a punto di procedure comuni, anche opportunamente semplificate nel caso di (piccole) farmacie che allestiscano su scala ridotta preparati magistrali non sterili.
    Il farmacista nell'assegnare la data limite per l'utilizzazione delle preparazioni da lui effettuate, oltre ai fattori connessi con la natura della preparazione e con la procedura della stessa, deve consultare ed applicare la pertinente documentazione e letteratura di carattere generale ed in particolare, se disponibile, quella concernente la singola e specifica preparazione, tenendo anche presente: la natura delle sostanze, la compatibilità con gli eccipienti ed i processi che possono indurre degradazione (fotosensibilità, termolabilità ecc.); la natura del contenitore e le sue possibili interazioni; le previste condizioni di conservazione; infine la durata della terapia.
    In assenza di informazioni specifiche sulla stabilità, per i preparati non sterili in formulazioni solide, liquide non acquose o con un contenuto alcoolico non inferiore al 25%, si deve applicare un limite di utilizzazione non superiore al 25 per cento del più breve periodo di validità dei componenti utilizzati, e comunque non superiore a 6 mesi.
    Questa categoria di preparati comprende anche diverse formulazioni fitoterapiche, siano esse capsule di estratti secchi o polveri, droghe in taglio oppure tinture con una percentuale alcolica superiore al 25%.
Una ulteriore considerazione merita la durata della terapia. Questa, prevista come fattore da considerare nell'assegnare la validità del preparato, non deve comunque superare la validità tecnica del preparato, stabilita come appena illustrato.
    Dovrà essere quindi attenzione del farmacista utilizzare sostanze per le quali il prescritto "quarto" di validità sia superiore alla durata della terapia. Si ritiene quindi possibile che in situazioni particolari, in relazione a una stabilità inferiore alla durata della terapia, il farmacista attui una dispensazione frazionata (cioè allestimento frazionato), oppure il medico dovrà fornire il paziente di più prescrizioni (per una stessa terapia) che consentano l'allestimento dello stesso preparato in tempi successivi.
    Per tutte le formulazioni diverse da quelle di cui sopra, cioè formulazioni sterili e/o acquose, la cui stabilità presenta degli aspetti critici, la validità sarà di 30 giorni dalla data di preparazione.
Questo limite deve essere ridotto o può essere superato solo sulla base di specifiche conoscenze ed accorgimenti connessi con la contaminazione microbica del preparato e con le caratteristiche chimico-fisiche dei suoi componenti.

Dispensazione dei medicinali
    Il farmacista non può dispensare in nessun caso un medicinale scaduto, e pertanto deve organizzare in farmacia ogni adatta procedura per segnalare l'approssimarsi delle scadenze e per escludere dalla vendita i prodotti giunti a ridosso della scadenza.
    Rimane comunque sua facoltà valutare caso per caso l'opportunità di dispensare un medicinale richiesto anche prossimo alla scadenza, qualora in relazione alla posologia e alla durata della terapia possa essere utilizzato entro la sua validità, oppure, in caso di urgenza, possa consentire entro la data di scadenza perlomeno di cominciare una terapia necessaria, in attesa di procurarsi una confezione con scadenza più lontana. In ogni caso sarà doverosa cura del farmacista dare opportuna informazione al paziente.
    Per la legge un medicinale scaduto è considerato comunque guasto e imperfetto (art 443 e 452 CP), anche qualora non lo fosse in relazione al titolo ed all'efficacia (e senza l'onere della prova).
    Nella realtà, diversi studi americani hanno dimostrato che una certa (buona) parte dei medicinali scaduti, in particolare quelli in forma solida, mantengono la loro attività ben oltre la data di scadenza (a prescindere da casi eccezionali di stabilità ultradecennale).
    Un'ultima considerazione: data la tolleranza negli studi di bioequivalenza per l'autorizzazione di medicinali generici, l'efficacia di un medicinale generico con una biodisponibilità vicina ai limiti inferiori ammessi potrebbe essere uguale a quella del farmaco originale scaduto.

Aspetti pratici e nozioni da trasferire agli utenti
    La data di scadenza è indicata sulla confezione esterna (la scatola di cartone), ma molto spesso anche sul contenitore primario del medicinale (sull'etichetta della boccetta per gocce e sciroppi, oppure stampigliata sul fondo del tubetto di creme e pomate, o sul bordo dei blister che contengono le compresse e le capsule).
    Si esprime di solito con le due cifre relative al mese, e altre due cifre o meglio quattro, relative all'anno (l'utilizzazione di macchinari che stampigliavano la data annuale mediante due sole cifre, usuale alla fine del secolo scorso, ha causato qualche difficoltà di interpretazione alle soglie del duemila).
    Se la data di scadenza non include anche il giorno, si intende che è possibile utilizzare il medicinale fino all'ultimo giorno del mese indicato.

La data di scadenza si riferisce sempre al medicinale in confezione integra e correttamente conservato, cioè conservato nel rispetto delle condizioni indicate sulla confezione stessa.
    La confezione può essere definita integra solo se non è danneggiata (assenza di lacerazioni, rotture, rigonfiamenti sospetti) e/o aperta.
    In seguito alla prima apertura la data di scadenza deve comunque essere considerata valida solo se le singole dosi da assumersi in tempi successivi sono confezionate ciascuna in modo indipendente e sigillato (fiale e fialoidi, compresse e capsule in blister, colliri monodose, bustine, etc).
    Se il medicinale non è monodose, occorre richiudere sempre la confezione con molta attenzione, e si raccomanda di annotare la data della prima apertura sulla scatola o sull'etichetta, per potersi regolare di conseguenza sull’opportunità di utilizzare ancora lo stesso medicinale in seguito. Attraverso le aperture ed i prelievi successivi, il medicinale può andare incontro a contaminazione batteriologica oppure può venire in contatto con aria, luce ed umidità, che accelerano la degradazione chimica.

I medicinali che si preparano estemporaneamente da liofilizzati hanno, in genere, una durata molto limitata, di solito di poche ore o pochi giorni, a causa della instabilità chimica (ad esempio antibiotici);
i colliri in boccetta hanno una validità molto limitata dalla prima apertura (una quindicina di giorni) per evitare contaminazione e proliferazione microbiologica;
le gocce nasali debbono essere rinnovate con frequenza poiché spesso il contagocce che vi si immerge è veicolo di contaminazione;
i medicinali per somministrazione parenterale (intramuscolare, sottocutanea o endovenosa) richiedono la sterilità ad ogni somministrazione, per cui devono essere utilizzati al momento ed una sola volta, subito dopo averli ricostituiti (se del caso, aggiungendo il solvente al liofilizzato); unica eccezione, i flaconcini muniti di tappo di gomma sigillato. Se previsto dal foglietto illustrativo ed alle condizioni ivi indicate, questi flaconcini consentono, attraverso il tappo di gomma (purché non venga rimossa la corona di plastica o di metallo), una utilizzazione successiva, comunque di solito entro 12-48 ore conservando il flaconcino in frigorifero;
molti antibiotici in polvere per sospensione orale dopo la preparazione devono essere conservati nel frigorifero (questa modalità di conservazione spesso è indicata solamente sul foglietto illustrativo all'interno della confezione).